Go To Top

logo ferrocarril - rivoluzione artistica popolare

17 dicembre 2013 Huachichocana

Anche questa sera ci troviamo a mettere giù qualche riga per raccontare un'altra tappa di Ferrocarril.
Oggi ci troviamo in difficoltà; come raccontare un'esperienza che per per noi è stata unica? Quali parole usare per non cadere nella retorica o nel racconto romanzato? Francamente non lo sappiamo, quindi non vogliatecene se alcuni punti vi sembreranno un po' troppo colorati.
L'ANDATA
Questa mattina presto siamo partiti per Huachichocana il villaggio a circa venti chilometri da Purmamarca. Un mezzo pubblico ci ha portato fino all'imboccatura del sentiero che passa sul letto del fiume e di li sono circa dieci chilometri che si percorrono camminando. Il sentiero attraversa paesaggi dagli orizzonti immensi e incontaminati, pareti di minerali dai colori sempre diversi che si alzano oltre i cinquemila metri. A tratti, all'improvviso, ci si trova circondati da una quantità di "cardones",  cactus che sembrano giganti alti fino a otto metri.
Dopo più di un'ora di cammino ci fermiamo a un bivio ai margini di una radura amplissima, creata dal fiume nella stagione delle piogge che ci dà il senso di una natura potente. La luce è ormai quasi accecante e, secondo le indicazioni che ci hanno dato, a quel punto avremmo dovuto abbandonare il nostro tragitto e iniziare a salire tra dei "cardones" enormi. Ne percorriamo un tratto, ci troviamo di fronte a una gola immensa con le pareti che spariscono tra le nubi ma qualcosa, a livello fisico, ci blocca. Decidiamo di ritornare sul vecchio percorso, proseguiamo nell'incertezza ma senza quella strana sensazione che abbiamo provato prima. Poco dopo, sullo sfondo vediamo un puntino che viene verso di noi. È Pablo, un aborigeno di trent'anni che ci viene incontro sorridendo; sulla spalla si porta un piccone. Stava aspettando noi e il maestro Lorenzo. Solo all'arrivo della macchina del maestro capiamo a cosa serve il piccone: spostare delle grosse pietre nel letto del fiume e creare delle temporanee corsie per fare passare le ruote dell'auto. Il tutto viene portato via dalla corrente subito dopo. Raggiungere questi posti significa anche questo e ancora non siamo nella stagione delle piogge.
Con lui arriviamo alla scuola rurale di Huachichocana, quota 3500.
L'INCONTRO
A Huachichocana vivono sette famiglie e dieci dei loro figli frequentano la scuola. Sono tutte persone dai volti solari e dai sorrisi spontanei, i loro occhi brillano, modi che ci porterebbero a entrare subito in confidenza ma in questa comunità così piccola sentiamo che le relazioni richiedono dei tempi rispettosi.
Inizia la cerimonia di fine anno scolastico e il maestro Lorenzo ci presenta come artisti venuti dall'Italia. Siamo in una piccola aula, oltre noi i bimbi, qualche adulto, i maestri e alcuni antropologi dell'università de La Plata che stanno preparando un libro e un documentario per raccontare la comunità. Con il canto dell'inno argentino è iniziata in modo ufficiale la cerimonia. Un momento sentito. Lorenzo ha parlato dell'anno scolastico, di ogni bimbo, delle migliorie portate alla scuola e, seppure i contenuti fossero tutto sommato oggettivi, abbiamo sentito il coinvolgimento nell'importanza che veniva data alle parole dette. Il legame tra i maestri, i bimbi e le famiglie diventa un qualcosa di molto più profondo e umano di ciò che è loro richiesto a livello istituzionale.
FESTA
il maestro di musica, con i bimbi, ha formato un'orchestra di dieci elementi: violini, zampoñas (i classici flauti andini), tamburo, chitarra. In un'atmosfera rilassata e allegra i bimbi hanno suonato e cantato musiche tradizionali andine. Finito il concerto abbiamo girato le sedie verso il vano di una porta che per l'occasione si è trasformata in teatrino con un manico di scopa e un lenzuolo. Il pubblico è pronto, gli attori anche: siamo in teatro. Abbiamo fatto mezz'ora di pulcinella e musica e questo ci ha permesso di dialogare, in maniera diretta, con quel linguaggio popolare che tutti accomuna. Applausi, "si spengono le luci" e un attimo dopo entrano tavoli, piatti e bicchieri; siamo a pranzo: un frugale asado per tutti. La partecipazione era talmente sincera che ci siamo sentiti parte della comunità.
Abbiamo fatto il cammino indietro, siamo tornati a Purmamarca ma qualcosa è rimasto la.
Luca Ronga e Umberto Giovannini

Commenti   

+1 #2 Marica 2013-12-19 14:15
Gioia pura nel leggervi e nel guardare le foto.
Ancora grazie!
Citazione
+1 #1 anusc 2013-12-18 19:56
carissimi che emozione, che bello seguirvi attraverso il blog. Mi viene voglia di leggere e mostrare le immagini di questi ultimi 2 giorni di viaggio ai miei ragazzi a scuola. Ho mandato una mail a umberto. Un filo rosso che sa di carta ci lega.
Citazione

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna